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4 dicembre 20242 minuti di lettura

UPC: la Corte d'Appello si pronuncia sulla responsabilità personale degli amministratori

Lo scorso 29 ottobre la Corte d'Appello dell'UPC ha fornito alcuni chiarimenti in merito alla responsabilità personale degli amministratori di una società di capitali per gli atti di contraffazione posti in essere da quest'ultima.

Nel giudizio di primo grado, la parte attrice aveva convenuto, oltre ad una pluralità di società facenti parte di un gruppo concorrente, alcuni loro amministratori, ravvisando un loro ruolo nella affermata contraffazione.

I giudici di prime cure avevano accolto le pretese attoree, ritenendo che la nozione di "intermediario" di cui all'art. 63 UPCA potesse estendersi agli amministratori di una società.

I soccombenti, in sede di appello hanno chiesto in via preliminare la sospensione dell'efficacia esecutiva della decisione, anche in virtù dell'erroneità  delle conclusioni della Corte di primo grado circa la responsabilità personale degli amministratori.

La Corte d'Appello ha in primo luogo chiarito che il principio generale secondo cui l'appello non ha efficacia sospensiva (art. 74 UPCA) può essere derogato solo laddove sia possibile ritenere che  l'interesse dell'appellante a mantenere lo status quo fino alla pronuncia di secondo grado debba prevalere rispetto ai contrapposti interessi della controparte all'esecuzione della decisione. Ciò, secondo i giudicanti, può accadere ad esempio qualora la decisione impugnata si fondi su un manifesto errore di diritto, oppure laddove l'esecuzione della decisione renderebbe essenzialmente vano l'appello.

Tanto premesso, la Corte ha accolto l'istanza di sospensione, ritenendo la decisione di prime cure manifestamente errata nella misura in cui ha ravvisato in capo agli amministratori una responsabilità per gli atti di contraffazione.

In particolare, secondo quanto si legge nella decisione, gli amministratori non possono essere trattati alla stregua di intermediari, ai sensi dell'art. 63 UPCA, soltanto in virtù della loro carica. Essi, infatti, nell'esercizio delle loro funzioni rappresentano la società, che non può dunque ritenersi "terza" rispetto ad essi.

È ragionevole attendersi che l'orientamento tracciato dalla Corte d'Appello verrà in futuro consolidato. Sarà in ogni caso interessante comprendere se, e a quali condizioni, potrà giungersi a conclusioni diverse laddove la responsabilità degli amministratori derivi da atti eventualmente estranei od ulteriori rispetto al loro ruolo di rappresentanza.